Il 24 febbraio 2020 è deceduta all’età di 101 anni Katherine Johnson, la donna che calcolò a mano le traiettorie delle prime grandi missioni della NASA.
Determinazione, passione e talento. Sono queste le caratteristiche principali che hanno guidato la vita di Katherine #Johnson, la matematica americana scomparsa il 24 febbraio 2020 all’età di 101 anni e conosciuta per il suo fondamentale lavoro prodotto alla #NASA tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, nel periodo in cui hanno visto la luce le più importanti missioni spaziali.
Nata il 26 agosto del 1918 in una piccola cittadina della Virginia, la #Johnson dimostrò sin da subito le sue ottime capacità nelle discipline matematiche, tanto da ottenere il diploma a soli 14 anni. Proseguì proficuamente gli studi al college per poi dedicarsi a diversi lavori fino al secondo dopoguerra, riuscendo nel ‘38 ad essere ammessa (prima donna afro-americana nella storia) alla scuola di specializzazione della West Virginia University.
Nel 1953 venne assunta dalla National Advisory Commitee for Aeronautics (NACA) ed in particolare nel Langley Research Center, nella mansione di “calcolatrice” quando ancora non ci si poteva affidare ai computer. Nel 1958 la NACA mutò nome e divenne la più celebre #NASA (National Aeronautics and Space Agency) e la #Johnson entrò a far parte del gruppo di lavoro dedito ai voli spaziali. Le sue competenze in matematica la rendevano preziosa nel calcolo delle traiettorie che le capsule spaziali dovevano seguire in orbita. Fu lei a calcolare la traiettoria corretta del primo volo suborbitale della missione #Mercury con Alan #Shepard del 1961. “La traiettoria iniziale era una parabola ed era facile sapere dove si trovasse in qualunque istante“ ricordò la #Johnson. “Presto, quando dissero di voler far rientrare la capsula in un certo luogo, avevano cominciato a calcolare il momento della partenza. Dissi - Lasciatelo fare a me. Ditemi quando e dove volete che atterri e io vi calcolo il momento giusto del lancio. - Questo era il mio forte.”
“La maggior parte dei calcoli dell’epoca li realizzai con carta e penna.”
I voli successivi divennero sempre più complessi perché si doveva tener contro di un maggior numero di variabili. La #NASA cominciò ad usare i computer ma nel 1962 fu ancora la Johnson ad assicurare tutti con il suo lavoro ineccepibile. Il computer aveva calcolato tutti i dati per il volo ma John #Glenn, l’astronauta portato in orbita, volle che la #Johnson controllasse i risultati del computer, riponendo in lei una grande fiducia. “Portatemi la ragazza. Se lei dice che i calcoli sono giusti, sono pronto a partire.” La ragazza li controllò, disse che erano corretti e #Glenn partì.
La #Johnson era presente anche durante le missioni #Apollo e contribuì nel 1970 a calcolare la corretta orbita di rientro della missione Apollo 13, dopo il disastro dell’esplosione che aprì una falla nel serbatoio dell’ossigeno.
”La maggior parte dei calcoli dell’epoca li realizzai con carta e penna. L’importante era che fossero corretti. C’erano molti parametri da superare, i tipi di missione erano diversi, il rientro a terra, traiettorie, velocità e altro ancora, avvenivano quindi con modalità diverse. Ma il nostro orgoglio era che riportammo sempre a terra i nostri astronauti.”
Nel 2015 fu insignita della Medal of Freedom per mano del Presidente Barack Obama: è la più alta onorificenza civile negli Stati Uniti. Il 5 maggio del 2016 fu inaugurato al Langley Research Laboratory il nuovo centro a lei dedicato, il Katherine G. Johnson Computational Research. Nello stesso anno, la sua storia è stata racconta nel film Hidden Figures (Il diritto di contare in italiano) diretto da Theordore Melfi e tratto dall’omonimo romanzo di Margot Lee Shetterly. Una storia di determinazione e talento che le hanno permesso di superare le barriere del pregiudizio in un mondo in cui, per le donne, certe porte in ambito accademico e lavorativo erano ancora del tutto chiuse. Se a questo aggiungiamo anche le difficoltà dovute alla segregazione razziale, allora la figura della #Johnson acquista maggiore spessore e si inserisce nell’elenco delle donne a lei contemporanee che hanno saputo farsi strada con energia e voglia di farcela (penso a Marie #Curie, Rita Levi #Montalcini e Lise #Meitner).
La sua carriera al Langley durò dal 1953 al 1986. “Al Langley ho trovato quello che stavo cercando. Mi sono recata al lavoro ogni giorno felice per 33 anni. Non c’è stato giorno in cui io mi sia svegliata dicendomi di non aver voglia di andare al lavoro.”
Fare in modo cha la propria passione e il proprio lavoro coincidano è il primo passo fondamentale per affrontare una vita piena e felice. Katherine #Johnson ci è riuscita.
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