L'esempio del taxi per spiegare in che modo funzionano i sistemi complessi adattivi nella ricerca di schemi di regolarità da seguire.
Ti trovi a Manhattan nell’ora di punta e hai bisogno di prendere un taxi. L’impresa non è facile: ci metti poco a capire che i taxi sono tutti occupati e nessuno si ferma. Cosa fai? Cominci ad osservare la situazione con più attenzione per capire in che modo comportarti. Prima osservazione: i taxi occupati hanno tutti la luce sul tetto spenta. Capisci allora che devi trovare un taxi che abbia una luce accesa sul tetto. Noti adesso che i taxi che la luce accesa non si fermano. Allora osservi meglio e ti accorgi che le luci sono fatte da una parte interna e da due fasce laterali sulle quali c’è scritto “Fuori Servizio”. Elabori allora una nuova strategia: devi cercare un taxi che abbia solo la luce interna accesa. Una conferma della validità della tua nuova teoria giunge di lì a poco quando vedi alla tua destra un taxi con la luce spenta che lascia scendere dei passeggeri e riparte con la luce centrale accesa. Terza osservazione: i taxi con la luce accesa (quindi liberi) vengo presi al volo da altri passeggeri nelle vicinanze. Ti viene allora in mente che è necessario ampliare l’area di ricerca, se vuoi prenderne uno anche tu. Quarta osservazione: dall’altra parte della strada passano più taxi con la luce accesa di quanto non facciano quelli che transitano sul lato in cui ti trovi. Decidi quindi di attraversare la strada, trovi un taxi libero e finalmente sali a bordo.
"I sistemi complessi adattivi ricercano regolarità per la costruzione di schemi utili all'adattamento"
Quello qui descritto è un esempio che mostra le modalità di funzionamento di un sistema complesso adattivo, ovvero sistemi che acquisiscono informazioni e le elaborano alla ricerca di regolarità. Gli uomini sono un esempio di sistema biologico di questo tipo. Quando ci troviamo in una nuova situazione, osserviamo quello ci circonda e ricerchiamo ciò che si ripete, le cause a cui seguono le medesime conseguenze, perché abbiamo bisogno di capire in che modo funzionano le cose che ci stanno attorno. Elaboriamo così un modello, una sorta di teoria descrittiva di ciò che ci circonda, sulla base della quale possiamo compiere le scelte che guidano le nostre azioni. Il senso di disorientamento e di disagio che proviamo in alcuni contesti è dovuto spesso alla nostra incapacità di elaborazione rapida di un modello corretto della realtà. Quando ad esempio ti trovi per la prima volta in un nuovo posto di lavoro, hai bisogno di tempo per adattarti; ti serve cioè quel tempo che ti permette di comprendere gli schemi che regolano l’ambiente di lavoro e le relazioni tra le persone che lo frequentano.
Il signore che intende prendere il taxi osserva la situazione e comincia a trovare delle regolarità che nascono dalle prime associazioni di idee (luce accesa = taxi libero; luce spenta = taxi occupato) ma il modello diventa sempre più efficiente man mano che le osservazioni diventano più accurate e l’esperienza aumenta.
La cosa interessante è che lo stesso principio di affinamento di uno schema adattivo, come quello descritto nell’esempio del taxi, si riscontra nell’evoluzione delle teorie scientifiche. Ogni teoria scientifica che si rispetti parte dall’osservazione dei fenomeni e cerca di fornirne delle spiegazioni formulando uno schema sulla base delle regolarità riscontrate. Quando le osservazioni mettono in crisi il modello elaborato in precedenza, è arrivato il momento o di scartare la teoria (lo schema precedente viene abbandonato) o di affinarla, e così lo schema si adatta, evolvendosi verso una sua strutturazione più attenta, completa ed efficiente, che ci permette infine di attraversare la strada e salire a bordo.
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