Il racconto di uno strano esperimento in mare dell'astronomo Edmond Halley da parte di Sir Isaac Newton.
A volte le cose più semplici, se osservate con la dovuta attenzione, sono grandi rivelatrici di verità. È questo il caso di un piccolo esperimento sulla luce condotto nella seconda metà del diciassettesimo secolo da Edmond #Halley (1656-1742), scienziato e astronomo inglese che contribuì in vari campi allo sviluppo delle conoscenze scientifiche del suo tempo e che per questo divenne segretario della celebre Royal Society di Londra nel 1713. Ovviamente la scoperta più celebre di #Halley è la cometa che porta il suo nome e che ancora oggi tutti conosciamo bene.
In questo breve articolo voglio parlarvi di un curioso esperimento condotto da Halley e riportato da Isaac #Newton nella sua opera #Ottica, edita nel 1704. In un capitolo del suo libro, di importanza capitale nello studio della natura della luce e dei colori, #Newton analizza il modo in cui gli oggetti assumono il loro proprio colore quando vengono colpiti dalla luce solare: la luce bianca del sole è composta da tutti i colori dell’arcobaleno e ogni oggetto ha la capacità di arrestarne alcuni e di rifletterne maggiormente degli altri. Il colore che vediamo è frutto del mescolamento dei vari colori riflessi, ognuno con il proprio grado di intensità.
"Halley raccontò a Newton di una sua immersione in mare durante la quale osservò un fenomeno interessante sulla natura dei colori."
#Newton osserva anche che i liquidi colorati trasparenti assumono un colore più intenso man mano che aumenta la loro massa e il loro volume, aumentando così anche la loro capacità di intercettazione di alcuni colori che non vengono più trasmessi e che così non giungono all’occhio di chi osserva.
E a questo proposito che #Newton riporta il racconto che gli fece personalmente #Halley; i due infatti si conoscevano, frequentavano entrambi la Royal Society ed è ad #Halley che si deve il grande merito di aver insistito molto affinché #Newton pubblicasse la sua teoria della gravitazione in quella che divenne l’opera più importante del pensiero scientifico di tutti i tempi, la ”Philosophiae Naturalis #Principia Mathematica”.
Ecco il racconto di Newton, così come lo si legge nell’#Ottica:
“Di questo genere è l’esperimento recentemente comunicatomi dal signor #Halley, il quale, in una chiara mattina di sole, nel tuffarsi profondamente in mare, chiuso in un vaso per immersioni, trovò che dopo essere andato a fondo per molte braccia (circa 1,80 metri) di profondità, la parte superiore della sua mano, sulla quale il sole brillava direttamente attraverso l’acqua e attraverso un piccolo oblò praticato nel vaso, appariva di un colore rosso come quello di una rosa di Damasco, e che l’acqua al di sotto e la parte della sua mano illuminate dalla luce riflessa dell’acqua sottostante si mostravano verdi.”
Appare così evidente che l’acqua del mare ha la capacità di riflettere verso l’alto i colori del blu e del violetto (che conferiscono al mare la sua tipica colorazione), mentre lascia passare verso le sue profondità i raggi portatori del colore rosso. Questo è dunque il colore che donò una tinta rossastra al dorso della mano di #Halley, immaginando che abbia tenuto il dorso rivolto verso l’alto. Dal fondo poi vengono riflesse verso l’alto il verde e l’azzurro e questo dà la colorazione di tinta verde che #Halley vide sul palmo della sua mano.
A parte gli effetti ottici qui descritti, che sono la ragione per cui #Newton decise di riportare il racconto di questo esperimento proprio nel momento giusto della sua #Ottica, stupisce il “vaso per immersioni”; esisteva quindi all’epoca un contenitore chiuso in cui gli uomini potevano immergersi in mare e osservare l’acqua circostante attraverso un oblò opportunamente collocato sul dorso del contenitore; sembra quasi di leggere un racconto uscito dalla penna di Jules #Verne!
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