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Immagine del redattoreAlessandro Catania

Il caldo rosso dell’autunno.

Aggiornamento: 30 ott 2020

Ecco cosa accade alle foglie quando in autunno mutano colore tingendosi di rosso.



23 settembre, equinozio di autunno. Oggi il giorno avrà la stessa durata della notte; da domani la notte conquisterà progressivamente sempre un po’ di tempo in più, sottraendolo al giorno e portandoci verso il freddo inverno. Tra poco gli alberi (laddove ancora si possono vedere) cominceranno a regalarci dei panorami fatti di colori meravigliosi. Ho sempre amato questo periodo dell’anno che, da una parte, segna la fine dell’insopportabile caldo estivo, e dall’altra, apre quel brevissimo periodo in cui ogni giorno appare sempre un po’ diverso dal precedente.


Viene da chiedersi: perché con l’avvicinarsi dell’inverno le foglie cambiano colore, passando dalle mille vivide tonalità dei verdi a quelle calde dei gialli e dei rossi? Tutto si deve ad una molecola fondamentale per la vita dei vegetali: la clorofilla. Lo so, in questo momento avrai pensato che questa specificazione scientifica abbia rovinato tutta l’atmosfera poetica data dall’immagine delle fronde boscose tinte di rosso e di giallo ma questa è la visione di chi fatica a provare meraviglia di fronte ai meccanismi con cui la natura funziona davvero, mirabili per la loro efficienza e per la loro complessità. I curiosi possono continuare a leggere.


Nelle cellule vegetali ci sono molecole di clorofilla che, quando illuminate, assumono il colore verde tipico del fogliame delle tantissime varietà di specie vegetali che popolano il pianeta. La clorofilla è di vitale importanza nel processo della fotosintesi che permette alle piante di produrre energia dalla luce. Ogni sostanza, in base alla sua specifica composizione chimica, interagisce con la luce assumendo una particolare colorazione, determinata dalla riflessione di alcune specifiche frequenze; tali frequenze sono poi quelle che raggiungono i nostri occhi e il colore che percepiamo è la conseguenza data dalla sovrapposizione di tutte le frequenze ricevute. Le frequenze che non vengono riflesse, sono assorbite e non le vediamo. La molecola di clorofilla non si sottrae a questo comportamento quando viene colpita dai raggi luminosi del sole ed è in grado di assorbire alcune frequenze della luce, con l’avvio del processo di produzione energetica, e di rifletterne altre; è a quest’ultime che si deve la tipica colorazione verde della vegetazione. Alla pianta interessano ovviamente le frequenze assorbite perché sono quelle che avviano il processo di fotosintesi, il quale è in grado di produrre molecole di glusioso, con assorbimento di anidride carbonica e rilascio di ossigeno nell’ambiente.


“In autunno la pianta riassorbe la verde clorofilla lasciando nelle foglie i pigmenti accessori dalle tipiche tinte calde.”

Il processo di fotosintesi ha un suo rendimento che dipende dalle frequenze che il fogliame è in grado di assorbire e dalla capacità dei processi chimici e biologici di trasformazione dell’energia luminosa in energia chimica. Il rendimento è piuttosto basso e per molte specie questo aspetto viene compensato dalla vastità dell’estensione del fogliame, che si dirama alla ricerca di tutta la luce che è possibile catturare, fino al raggiungimento di una situazione tale da permettere alla pianta di ottenere tutta l’energia di cui necessita per la sua sopravvivenza.


La cosa interessante è che la clorofilla non è l’unico pigmento presente nelle foglie: ve ne sono altri che inducono una diversa colorazione di tonalità compresa tra il giallo e il rosso. Questi pigmenti accessori coadiuvano il processo di fotosintesi rendendolo più efficiente, grazie all’assorbimento di alcune di quelle frequenze della luce incidente che non sono di competenza della clorofilla.

E qui arriviamo finalmente a ciò che accade nel periodo autunnale. Con l’avviarsi della stagione più fredda, la pianta riassorbe la clorofilla dalle foglie prima che si degradi, per fare in modo che non vada persa con la loro caduta ormai prossima. In questo modo le foglie perdono la loro tipica colorazione verde e mostrano invece la colorazione dovuta agli altri pigmenti rimasti, che tingono le foglie delle tonalità calde tipiche dell’autunno. Successivamente anche i pigmenti accessori vengono riassorbiti e le foglie mutano ancora la loro tinta che tende alle varie tonalità del marrone. La comparsa della colorazione marrone delle foglie rappresenta dunque l’ultimo atto della loro vita: un atto necessario affinché la pianta possa poi ritornare a produrre nuove foglie quando la stagione invernale sarà conclusa, il giorno prenderà la sua rivincita riconquistando alla notte il tempo perduto e il calore tornerà a scaldare la terra. E il ciclo comincerà a ripetersi nuovamente, fino al prossimo autunno.



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